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Turati, Filippo.

Politico italiano. Laureatosi in Legge all'università di Bologna nel 1877, seguì poi la famiglia a Milano, dove strinse amicizia con G. Ghisleri e R. Ardigò e cominciò a farsi conoscere come critico letterario. Abbandonati gli entusiasmi giovanili per la democrazia radicale, si accostò al Partito Operaio Italiano, assumendone le difese contro gli attacchi di F. Cavallotti nel 1886. Nel 1885 si legò affettivamente ad Anna Kuliscioff, che lo mise in contatto con gli ambienti socialdemocratici tedeschi. Nel 1889, in collaborazione con la Kuliscioff, diede vita alla Lega Socialista Milanese, che divenne in breve tempo il principale punto di raccolta del nascente movimento socialista, nonché un importante centro di diffusione del Socialismo tra le organizzazioni sindacali e i lavoratori. Fondamentale, nell'ambito della Lega, fu l'azione svolta da T. stesso e dai suoi collaboratori attraverso le pagine appassionate della rivista “Critica sociale”, pubblicata a Milano dal 1891. Superate le resistenze degli anarchici e degli operaisti, T. assunse quindi un ruolo guida nella creazione del Partito Socialista Italiano, che si costituì con il nome di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani durante il Congresso di Genova del 1892. Eletto deputato nel 1896, fu arrestato nel 1898 per i tumulti di Milano e condannato a 12 anni di reclusione; amnistiato due anni dopo, riprese l'attività politica. Leader incontrastato del nuovo partito (denominato dal 1895 PSI), nel periodo giolittiano si pose a capo dell'ala riformista, sostenendo la necessità di migliorare le condizioni delle classi lavoratrici anche mediante alleanze con gli schieramenti liberali e l'appoggio al Governo. Tuttavia, contro la sua politica riformista insorse l'ala rivoluzionaria del partito, e più tardi anche la corrente dei sindacalisti rivoluzionari. Antimilitarista, si oppose alla guerra di Libia (1911) e all'intervento italiano nella prima guerra mondiale. Nel dopoguerra rimase convinto della possibilità di un'instaurazione graduale e pacifica del Socialismo, opponendosi fermamente al massimalismo dell'ala maggioritaria del PSI e criticando duramente il metodo rivoluzionario dei bolscevichi russi. Espulso dal partito, nel 1922 fondò, insieme a G. Matteotti, il PSU (Partito Socialista Unitario). Avversario risoluto del Fascismo, lo combatté con fermezza anche dopo la sua ascesa al potere. Nel 1926 fu protagonista, insieme a F. Parri, C. Rosselli e S. Pertini, di un'epica fuga in Francia. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Parigi, dove svolse un'intensa propaganda antifascista e favorì, tramite l'accordo con Pietro Nenni, la riunificazione del Partito Socialista Italiano. Tra i suoi scritti, vanno ricordati Le vie maestre del socialismo (1921) e i Discorsi parlamentari (3 volumi, postumi, 1950); un posto a parte occupa, come testimonianza diretta di un'epoca storica, il suo Carteggio con la Kuliscioff (Canzo, Como 1857 - Parigi 1932).